mercoledì 2 luglio 2008

Rocca San Felice... gioiello irpino da visitare

Rocca San Felice

Rocca San Felice, uno degli ultimi esempi di paesino medioevale abbastanza conservato, strutturato a rampe che scendono da resti del castello alla piazza, ove maestoso si erge un tiglio secolare, piantato nel periodo della rivoluzione francese a simbolo della conquistata libertà.
La monumentale fontana, da poco restaurata, risale al 1749, e porta sulle due fonti laterali lapidi con scritte in latino lodanti la bontà dell'acqua; basta scendere qualche scalino per ammirare il vecchio lavatoio con le pietre consumate dalle donne del paese per il continuo strofinare dei panni.
Risalendo si pongono di fronte gli archi del palazzo De Antonellis, oggi Villani, con un suggestivo cortile, il cui portale d'ingresso, si dice, fosse quello del castello.
Imboccando Via Ospedale, dopo una decina di metri, si arriva nel cuore del borgo medioevale.
È la parte più vecchia del paese, costituita da un insieme di case, originariamente vecchie ed anguste abitazioni, che dopo il sisma del novembre 1980, espropriate dal Comune, sono state recuperate nel pieno rispetto della loro originaria struttura.
Vecchi portali, bellissimi davanzali ed originalissime bifore che fanno da ornamento alle costruzioni in pietra, si possono ammirare nel percorrere la strada che si snoda attraverso il borgo, segnata da anfratti, "scalinatelle" e vicoletti in cui vi sono dei forni a legna di cecchissima data, ancora funzionanti.
E proprio in uno dei vicoletti è posto l'ingresso del museo civico in cui sono stati raccolti i reperti ritrovati durante i lavori di restauro del castello.
Continuando la passeggiata si imbocca la stradina che, utilizzando l'originario percorso, porta fino in cima al castello.
La salita è resa piacevole dalla vista del paese che, come un bambino "in sonne", mostra tutta la sua esile figura, di contro, volgendo lo squardo a sinistra, imperioso ed austero si erge il castello.

Senza neppure il tempo di una pausa, si arriva sul pianoro che porta nello spiazzo antistante la torre, recintato, tutt'intorno, da mura che permettono al visitatore di ammirare una campagna variopinta e mutevole come i colori delle stagioni, ed in cui si aprono caratteristiche monofore.
Entrando nel castello si ammira, ancora oggi, uno spaccato della vita che si svolgeva nel suo interno: trattasi di una struttura con funzioni militari e residenziali, dotata di tutti i "comforts", dalla cisterna al forno-camino utilizzabile anche per il riscaldamento, ai vani a muro fino ad arrivare al servizio igienico. Rifacendo a ritroso il percorso precedente si arriva di nuovo in paese e lungo la discesa val la pena di ammirare il cortile del palazzo De Vito, immediatamente dopo, la chiesa di S.Maria maggiore, semidistrutta dal sisma del 23.11.1980 ma interamente ristrutturata.
Poggiata su massi rocciosi, nel cui interno sono posti un altare in scagliola del 1724 attribuito a Filippo Rossi ed alcune statue lignee del 600 e 700 di scuola napoletana; ancora qualche metro ed appare il bellisimo androne del palazzo Laudisi, già dimora dell'archeologo Don Vincenzo maria Santoli, per arrivare di nuovo nell'accogliente piazzetta.
Per il visitatore più attento restano da vedere i vari portali in pietra di cui abbonda il paese, e , per i più distratti si raccomanda... di non dimenticare la macchina fotografica

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