domenica 11 luglio 2010

Il Santuario di S. Felicita


Santuario, Santa Felicita, busto ligneo sec. XVIII, prima del restauro

 Il santuario di S. Felicita Martire è stato restaurato nell'interno con il rifacimento dell'area presbiteriale, è stato collocato il nuovo altare, l'ambone e la sede.  iI tempio così rinnovato, insieme al consolidamento e restauro del campanile è ritornato all'antico splendore. I lavori sono stati curati dal parroco P. Luigi Martella e dal comitato, e dai fedeli.

Grande festa si è tenuta nei giorni 8-9-e 10 luglio con la numerose presenza di pellegrinio provenienti dalla Campania e Puglia .

Il Santuario pubbloica anche il Bollettino di Santa Felicita che è giunto al n. 1 dell'anno 37°. complimenti al parroco. Il santuario ha pubblicato  la Vita e martirio di Santa Felicita e dei suoi sette Figli, nuova edizione dell'opera di P. Zaccaria Santoli, redentorista e rocchese.

Santuario S. Felicita

La facciata del Santuario di Santa Felicita La croce nei pressi del Santuario di Santa Felicita su cui è incisa la data del 1930 Nei pressi della Mefite, non lontano dal centro urbano, si trova il Santuario dedicato a S. Felicita, eretto sulla collina dove insisteva il nucleo romano abitato, a seguito del definitivo abbandono del tempio dedicato alla Dea Mefite situato nella Valle d'Ansanto. Vicino al Santuario si trova anche la croce mostrata dall'immagine sulla destra, su cui si legge la data del 1930.
L'edificio religioso, meta di pellegrinaggio, venne eretto originariamente durante il Medioevo, in epoca longobarda, e venne indicato negli statuti del 1440. Venne ristrutturato verso la metà del XVII secolo ed interamente ricostruita nel XX secolo, anche se la facciata, di epoca anteriore, contiene un portale in pietra del XVIII secolo.
All'interno, ad una sola navata, notevoli sono le tele (alcune attribuite ad Ovidio Martino) del 1573, che raffigurano il martirio di Santa Felicita e dei suoi sette figli, un mezzo busto in legno scolpito e policromo del XVII secolo che ritrae Santa Felicita, In due nicchie laterali vi si ammirano le statue di S. Lucia V. e M., e di S. Felicita M. ad altezza naturale, erroneamento attribuita nel passato a S. Filomena. Questa statua si trovava nella chiesa parrocchiale di S. Maria Maggiore. L'attribuzione deriva dal confronto con il pannegguio ed i simboli floreali ritrovati sul mezzo busto della santa martire, restaurata alcuni anni orsono.
In locali annessi alla chiesa si custodiscono una raccolta di reperti archeologici ritrovati in situ, e che attendono uno studio sistematico.
Resta il rammarico di non aver potuto realizzare il trentennale progetto di ampliare il santuario, con una sala di accoglienza dei pellegrini.
Si rinnova l'invito al Parroco e rettore del santuario a voler reintraprendere la richiesta all'Arcivescovo Mons. Francesco Alfano per ottenere il decreto di elevazione a santuario diocesano per la famiglia.
Tra le reliquie della Santa Martire sono custodite nel petto della sua statua due denti molari; mentre la testa secondo le ultime ricerche si trova custodita nella Chiesa di S. Felicita sull'Arno in Firenze.
Presso Alife, sono custoditi anche 4 busti reliquiari di Felicita e dei Figli Martiri. 
S. Felicita è anche patrona principale dell'Abbazia della SS.ma Trinità dei Cava dei Tirreni.

FELICITA E SETTE FIGLI SCHEDE BIOGRAFICHE 
DI FILIPPO CARAFFA
Santa Felicita e sette fratelli Martiri
23 novembre

m. Roma, 165

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Roma nel cimitero di Massimo sulla via Salaria nuova, santa Felicita, martire.
Ascolta da RadioMaria:
 

I


Santa Felicita e sette fratelli Martiri
m. Roma, 165
Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Roma nel cimitero di Massimo sulla via Salaria nuova, santa Felicita, martire.


Ascolta da RadioMaria:
  

Il più antico documento che ricorda la martire Felicita il Martirologio Geronimiano, il quale, alla data del 23 novembre, ha: "Romae in cimiterio Maximi, Felicitatis" (il cimitero di Massimo è sulla via Salaria Nuova). Questa notizia del Geronimiano è confermata dagli itinerari, i quali indicavano ai pellegrini il sepolcro della martire in quel cimitero, e dalle biografie dei papi che lo avevano restaurato. Un frammento di epitafio ci fa sapere che due cristiani si erano scelti qui il sepolcro:
Conferma questa notizia il fatto che, al tempo di Gregorio Magno (590-604), tra gli altri olii raccolti dal presbitero Giovanni sui sepolcri dei martiri romani, fu offerto alla regina Teodolinda anche l'olio della lampada che ardeva presso il sepolcro della martire. Egli, tuttavia, tratto in inganno dalla pittura murale, rappresentante Felicita in mezzo a sette figure, credette che qui riposassero con lei i suoi sette figli.
Il Burkitt, contro l'opinione comune, ha preteso dimostrare, senza argomenti convincenti, che la Felicita del Canone romano, non è la compagna di Perpetua, ricordata il 7 marzo, ma la Felicita del 23 novembre.
Felicita è conosciuta comunemente come la madre dei sette fratelli martiri. La sua passio è pervenuta attraverso due testi: il primo, molto breve, è conservato in numerosi mss., il secondo si riallaccia ad una traslazione di reliquie a Benevento ed è un rimaneggiamento senza valore del primo. Secondo la passio più antica, composta tra la fine del sec. IV e l'inizio del sec. V, Felicita, ricca vedova, fu accusata da sacerdoti pagani all'imperatore Antonino. Publio, prefetto di Roma, incaricato dall'imperatore di giudicare la santa, cominciò ad interrogarla da sola, e tuttavia non ottenne alcun risultato. Il giorno dopo fece condurre la madre e i sette figli presso il foro di Marte, ma Felicita esortò i figli a rimanere saldi nella fede. Il giudice se li fece condurre davanti l'uno dopo l'altro: Gennaro, Felice, Filippo, Silano, Alessandro, Vitale e Marziale. Non riuscendo a piegare la loro costanza, li assegnò a diversi giudici incaricati di eseguire la sentenza di morte, che fu eseguita con diversi supplizi. Questo racconto è una imitazione dell'episodio biblico dei sette fratelli Maccabei e non ha alcuna base storica. Gli Acta di Felicita, inoltre, richiamano quelli analoghi di s. Sinforosa e dei suoi sette figli. I sette nomi, dati ai pretesi figli di Felicita, si trovano nella Depositio Martyrum alla data del 10 luglio, senza alcun rapporto di parentela fra loro e con Felicita Poiché questi martiri erano sepolti in quattro cimiteri, l'agiografo ha creduto opportuno di scrivere che la sentenza fu eseguita da quattro giudici. E' da aggiungere che l'autore non dice dove fosse il sepolcro dei martiri e tanto meno il loro giorno anniversario. Damaso, poi, nell'epigrafe in onore dei ss. Felice e Filippo, mostra di ignorare questa parentela e i tre versi che si riferiscono a Felicita sono di origine dubbia.
Sul sepolcro di Felicita, papa Bonifacio I (418-22) edificò una basilica nella quale egli stesso fu sepolto, come indicano il Martirologio Geronimiano (VI sec.) e il Liber Pontificalis. La devozione del papa a Felicita nacque dall'essersi egli rifugiato in quel cimitero ed avere abitato in costruzioni sopra terra durante lo scisma di Eulalio, terminato come egli ritenne, per opera della santa. Nella basilica, s. Gregorio Magno recitò un'omelia nel dies natalis della martire, facendo riferimento alla passio. I resti di un dipinto del sec. VIII, nella stessa catacomba, mostrano il Redentore che dà la corona a Felicita e a sette martiri, quegli stessi che sono stati creduti figli di Felicita.
Presso le terme di Traiano dal lato verso il Colosseo, nel 1812 fu scoperto un oratorio in onore della santa con la sua immagine; qui si recavano le matrone a pregare. Felicita, come attesta l'iscrizione ivi scoperta, posta ai lati del capo, era venerata come protettrice delle donne romane:FELICITAS CULTRIX ROMANARUM.
L'oratorio, di modeste dimensioni, era ornato, nella nicchia dell'altare, da una pittura del sec. V-VI, la quale rappresentava la martire, eretta, in figura di orante, con intorno i suoi sette pretesi figli, e in alto la figura' del Redentore, che tiene nella destra una corona gemmata per cingerle il capo. Quando il dipinto venne alla luce, mostrava a destra, in basso, la figura di un carceriere con la chiave: forse perché si credeva che Felicita fosse stata in carcere in questo luogo, prima di sostenere il martirio. Il De Rossi ritiene che il sito fosse l'abitazione di Felicita: se ciò corrispondesse alla realtà, si spiegherebbe la devozione delle matrone romane per esso.
Il Martirologio Romano commemora Felicita alla data del 23 novembre, con un elogio preso dalla passio.
E' invocata, a causa dei pretesi sette figli, dalle donne che desiderano avere prole.

Autore:
Filippo Caraffa


Fonte:

Bibliotheca Sanctorum



Spunti bibliografici a cura di LibreriadelSanto.it
Altri suggerimenti...






Autore: Filippo Caraffa


Fonte:   
    Bibliotheca Sanctorum



Spunti bibliografici a cura di LibreriadelSanto.it

    * Roberto Olivato, Sacrari, santi patroni e preghiere militari, Edizioni Messaggero, 2009 - 312 pagine
    * F. Agnoli, M. Luscia, A. Pertosa, Santi & rivoluzionari, SugarCo, 2008 - 184 pagine
    * Benedetto XVI, I santi di Benedetto XVI. Selezione di testi di Papa Benedetto XVI, Libreria Editrice Vaticana, 2008 - 151 pagine
    * Lanzi Fernando, Lanzi Gioia, Come riconoscere i santi e i patroni nell'arte e nelle immagini popolari, Jaca Book, 2007 - 237 pagine
    * Maria Vago, Piccole storie di grandi santi, Edizioni Messaggero, 2007 - 64 pagine
    * Piero Lazzarin, Il libro dei Santi. Piccola enciclopedia, Edizioni Messaggero, 2007 - 720 pagine
    * Ratzinger J., Santi. Gli autentici apologeti della Chiesa, Lindau Edizioni, 2007 - 160 pagine
    * KLEINBERG A., Storie di santi. Martiri, asceti, beati nella formazione dell'Occidente, Il Mulino, 2007 - 360 pagine
    * Mario Benatti, I santi dei malati, Edizioni Messaggero, 2007 - 224 pagine
    * Sicari Antonio M., Atlante storico dei grandi santi e dei fondatori, Jaca Book, 2006 - 259 pagine
    * Dardanello Tosi Lorenza, Storie di santi e beati e di valori vissuti, Paoline Edizioni, 2006 - 208 pagine
    * Butler Alban, Il primo grande dizionario dei santi secondo il calendario, Piemme, 2001 - 1344 pagine
    * Giusti Mario, Trenta santi più uno. C'è posto anche per te, San Paolo Edizioni, 1

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